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Ecco i nuovi articoli che ho preparato per voi:

Dalla cronaca alle festività: Primo piano sul narcisismo e la violenza sulle donne

Le recenti vicende di cronaca, come quella di Giulia Tramontano e di Giulia Cecchettini, hanno scosso la società, aprendo dibattiti importanti sulla violenza sulle donne e sui femminicidi.

Da “violenza di genere” a “violenza sulle donne”

Nonostante il termine "violenza di genere" venga ampiamente utilizzato in questi contesti, preferisco continuare a definire questi tragici fatti come "violenza contro le donne", poiché la realtà dei dati è sconcertante: il 92% degli omicidi commessi da un partner o un ex partner vede donne uccise da uomini, quindi risulta ben chiaro quale sia il genere dell’aggredito e quale sia quello dell’aggressore.

Ampliarlo ad una generica “violenza di genere” ci allontana da quella che è la reale dinamica che li contraddistingue.

Una volta chiarito questo, è davanti agli occhi di tutti che femminicidi e aggressioni verso le donne non solo hanno portato alla luce la dolorosa realtà di molte relazioni, ma hanno anche evidenziato le dinamiche narcisiste spesso presenti in tali contesti.

Il comportamento del narcisista durante le festività

Il narcisismo nelle relazioni è un tema complesso e sempre più riconosciuto come un fattore che contribuisce alla perpetuazione di comportamenti violenti. Mentre la società cerca di comprendere e affrontare questo problema, è essenziale esplorare il modo in cui i narcisisti manifestano il loro comportamento, anche durante i periodi festivi come il Natale.

Le festività, in teoria, dovrebbero essere un periodo di gioia e condivisione, ma per chi è coinvolto con un (o una) narcisista, possono trasformarsi in un incubo emotivo. Il partner narcisista, spesso abile nel mascherare la propria natura tossica, può mostrare comportamenti manipolatori che vengono accentuati durante le vacanze anche dal restringimento di quelli che sono i suoi “spazi di libertà”.

Infatti, uno degli aspetti più insidiosi è il ghosting, una pratica in cui il narcisista scompare improvvisamente e senza spiegazioni, lasciando il partner nel limbo emotivo. Durante le festività, questo comportamento può essere particolarmente doloroso, poiché il partner viene abbandonato proprio quando si aspetta con più fervore il sostegno e l'affetto da parte di chi sta al suo fianco.

I narcisisti possono anche manifestare una maggiore esigenza di attenzione e ammirazione durante le festività, cercando di monopolizzare le attenzioni e creando situazioni in cui il loro ego viene costantemente alimentato. Questo atteggiamento può creare un clima tossico all'interno delle relazioni, alimentando tensioni e ansie.

L'avvicinarsi delle festività sottolinea l'importanza di affrontare apertamente queste dinamiche e di sensibilizzare la società sulle tattiche manipolatorie dei narcisisti. La divulgazione e la formazione su questi argomenti sono fondamentali per fornire alle persone gli strumenti necessari per identificare e affrontare il narcisismo nelle relazioni.

L’importanza di promuovere la conoscenza e la formazione sulle dinamiche narcisiste

Con questo fine è nato il Dipartimento di Analisi e Prevenzione delle Dinamiche Narcisistiche nelle Relazioni dell'Università Popolare Meier di Milano che ha fatto suo l'importante compito di fornire risorse e formazione per affrontare il problema del narcisismo nelle relazioni, aiutando le persone a riconoscere i segnali di allarme e a costruire relazioni più sane e consapevoli.

Pertanto, mentre prosegue il confronto sui temi della violenza contro le donne e delle dinamiche narcisiste, è fondamentale promuovere la consapevolezza e la formazione per aiutare le persone a riconoscere i segnali manipolatori e difendersi da essi, fornendo approcci informativo e pratici.

Innanzitutto, è cruciale sviluppare una consapevolezza emotiva e cognitiva. Imparare a riconoscere le proprie emozioni e valutare le dinamiche relazionali è fondamentale per identificare comportamenti manipolatori. Ad esempio, prestare attenzione a segnali come la costante negazione dei propri sentimenti da parte del partner o l'attribuzione sistematica di colpe può essere indicativo di un approccio manipolatore. Acquisire la capacità di analizzare criticamente le interazioni è il primo passo per difendersi da dinamiche tossiche.

In secondo luogo, promuovere la comunicazione aperta e assertiva. Facilitare e supporta la creazione di spazi in cui le persone si sentano libere di esprimere i propri pensieri e sentimenti senza paura di giudizi o ritorsioni. Questi spazi sono fondamentali per contrastare la manipolazione.

Stabilire confini chiari e comunicare in modo assertivo aiuta a prevenire il controllo e a riaffermare l'indipendenza emotiva. Ad esempio, rispondere con fermezza a tentativi di manipolazione verbale può interrompere il ciclo di controllo e dare maggiore sicurezza emotiva.

Infine, cercare supporto e informarsi sulle dinamiche relazionali. Condividere le proprie esperienze con amici fidati, familiari o professionisti può essere una fonte preziosa di supporto. La consapevolezza della situazione può essere aumentata attraverso la lettura di materiale informativo, partecipando a gruppi di supporto o cercando consulenza da esperti.

Acquisire conoscenze approfondite sulle dinamiche narcisiste e sulle tattiche manipolatorie fornisce una base solida per difendersi in modo consapevole.

Per finire, sviluppare un'intelligenza emotiva, promuovere la comunicazione assertiva e cercare supporto sono passi concreti che ogni individuo può intraprendere per riconoscere e contrastare la manipolazione.

In un contesto sociale che si impegna attivamente nella sensibilizzazione su questi temi, ogni sforzo individuale contribuisce a costruire relazioni più sane e consapevoli.

Invito caldamente chiunque sia interessato a esplorare ulteriormente questi argomenti a seguire i miei canali social.

Insieme, possiamo contribuire a diffondere la consapevolezza, promuovendo relazioni sane e un mondo in cui il rispetto reciproco sia alla base di ogni interazione.

Auguro a tutti voi che possiate trascorrere delle serene festività natalizie, immergendovi in momenti di gioia e condivisione autentica, colmi di amore e speranza per un futuro migliore.

Paola Fendoni – Direttrice del Dipartimento di Analisi e Prevenzione delle Dinamiche Narcisistiche nelle Relazioni dell'Università Popolare Meier di Milano

#violenzasulledonne #feste #manipolazione #femminicidio #vacanze #dagospia #ilgiorno

Supposizioni e Promesse Vuote: il modus operandi dei Narcisisti 

Immagina di essere coinvolta (o coinvolto) in una relazione con una persona che sembra amare i bambini. Al tuo primo appuntamento, questa persona fa commenti teneri sulle famiglie, sottolinea quanto siano meravigliosi i bambini e sembra davvero toccata dalla vista di un parco giochi vicino al bar. Naturalmente, fai supposizioni positive sulla sua personalità e sul fatto che potreste avere una visione simile del futuro insieme.

Ti viene da chiedere se le piacciono i bambini, e la risposta è un caloroso "Sono meravigliosi!" Ti senti al settimo cielo, pensando di avere trovato qualcuno con cui condividere i tuoi desideri di una famiglia. Inizia così una relazione basata su queste supposizioni e promesse non dette.

Ma col passare del tempo, la realtà si svela. Dopo il matrimonio, scopri che questa persona non ha alcun interesse a avere figli e addirittura sopporta a malapena i nipotini, nonostante abbia sempre dimostrato il contrario. Quando finalmente decidi di affrontare la questione, la risposta è una negazione totale: "Perché mettere al mondo altri bambini? Solo per farli soffrire? Questo è un mondo che non ne vale la pena. Vorresti solo una tua miniatura!"

Questa situazione ti lascia sconvolta, confusa e delusa. Ti ritrovi a interrogarti sul motivo per cui questa persona abbia mentito così tanto sul suo desiderio di avere una famiglia, e perché avesse messo in scena tutto quel teatro sul parco giochi.

Quello che hai appena letto è un esempio classico di come i narcisisti manipolatori psicopatici costruiscano le relazioni basate su supposizioni, promesse non dette e subdole manipolazioni.

Ora diamo uno sguardo più profondo a questa dinamica e scopriamo come puoi affrontarla con speranza e resilienza.

In una relazione con un narcisista, è comune sentirsi intrappolati tra le supposizioni, le incomprensioni e le promesse vuote.

All'inizio, sembra che il narcisista giri tutto attorno a te, facendoti sentire straordinaria. Questo primo incontro è come affilare lo strumento maligno che contengono il loro unico desiderio: ottenere ciò che vogliono.

Tuttavia, il narcisista vuole spesso cose molto diverse da ciò che tu credi. Le tue supposizioni e le promesse non dette diventano il terreno fertile per una relazione tossica. Perché, ti chiederai, le tue illusioni raggiungono l'apice proprio con queste persone e non in relazioni più sane e concrete?

Una delle caratteristiche predominanti dei narcisisti manipolatori è la loro abilità di introiettare nella tua mente una miriade di supposizioni. Manipolano, facendoti credere che sono la persona perfetta, che ti vogliono, che desiderano lo stesso futuro. Ad esempio, quando la persona del dialogo precedente sembrava così affascinata dai bambini, hai fatto supposizioni positive sulla sua personalità, ignara dei suoi veri intenti.

Questi narcisisti possono promettere guadagni rapidi, sfruttando la tua ambizione per consolidare il raggiro. Ti fanno sentire in cima al mondo, diverso dai partner precedenti grazie alla loro presunta creatività e intraprendenza. Non nascondono di amare il rischio, ma tu supponi che abbiano tutto sotto controllo, quando in realtà stanno solo vendendo fumo.

Coinvolgerti nelle faccende quotidiane è naturale per loro. Ti chiamano per sapere come stai e cosa fai, riempiendo il vuoto con le loro chiamate e messaggi. Ma ciò che è per loro una semplice strategia per passare il tempo a basso costo diventa per te un gesto d'amore e preoccupazione.

Supponi che si preoccupino davvero per te, quando in realtà stanno sfruttando la tua pazienza, comprensione e disponibilità.

Le tue supposizioni sono la base su cui i narcisisti costruiscono una catena di menzogne. Ti fanno sentire importante e indispensabile alla loro sopravvivenza, e quando le cose non vanno come speravi, ti dicono: "Ti sei fatta un film, io non ti ho mai promesso niente!"

Il controllo mentale attraverso supposizioni e reticenze è il loro modus operandi.

Ti fanno credere che tu stia interpretando male, che loro siano le persone più pazienti e premurose, quando in realtà possono essere egocentrici, manipolativi e castranti tra le mura domestiche.

Quando le tue supposizioni vengono sfidate, lo scenario è desolante. Cerchi di capire chi sia davvero questa persona che credevi di amare.

Ma c'è speranza, perché puoi rompere questo ciclo.

La forza sta nel saper dire no e accettare un no come risposta.

Questo è il modo in cui rispetti i tuoi limiti e la tua libertà. Quando cedi alle pressioni, finisci per prendere decisioni controproducenti. Ma se stai dicendo no in questo momento e qualcuno non sta rispettando il tuo rifiuto, sii forte. Pensa a tutte le volte che hai detto sì contro la tua volontà e alle conseguenze negative che ne sono derivate.

Le relazioni con i narcisisti possono sembrare senza speranza, ma ricorda che sei più forte di quanto credi. Puoi rompere il ciclo delle supposizioni e delle promesse vuote. La speranza è sempre lì, aspettando che tu la abbracci.

Sappi dire no, rispetta te stessa e guarda avanti.

La tua vita può e deve andare avanti con amore e rispetto verso te stessa.

Paola Fendoni – Direttrice del Dipartimento di Analisi e Prevenzione delle Dinamiche Narcisistiche nelle Relazioni dell'Università Popolare Meier di Milano

#narcisismopatologico  #narcisisti #comportamento #stopnarcisismo

I sette passi per uscire da una relazione tossica a testa alta

I recenti casi di cronaca hanno messo in luce le gravi conseguenze che possono derivare quando una persona abusata cerca di liberarsi da una relazione tossica, spesso senza comprenderne appieno le dinamiche sottostanti e ignorando i comportamenti problematici dell'abusante.

Per affrontare questa problematica, è stato creato il Dipartimento di Analisi delle Dinamiche Narcisistiche nelle Relazioni dell’Università Popolare Meier (https://www.unimeier.eu), con l'obiettivo di informare il più vasto numero di persone su queste dinamiche complesse.

In questo articolo, esploreremo i sette passi fondamentali per uscire da una relazione tossica e disfunzionale nel modo più sicuro possibile, preservando il benessere sia fisico che psicologico. Importante sottolineare che le dinamiche di cui parleremo riguardano tutte le persone, indipendentemente dal genere, e non si limitano alle coppie eterosessuali.

Basandomi sulla mia esperienza personale e professionale, ecco i sette passaggi per uscirne e ritrovare la propria serenità.

Individuare i Segnali di una Relazione Tossica

Per affrontare efficacemente una relazione tossica, è essenziale riconoscere i segnali che indicano la presenza delle dinamiche tipiche di questo tipo di relazione. Ne ho già parlato nei precedenti articoli e oggi mi voglio soffermare sulla tendenza in cui la persona abusata tende a tollerare, perdonare o giustificare i comportamenti dannosi del partner. Questa tolleranza può purtroppo portare a un aumento della frequenza e dell'intensità degli abusi all'interno della relazione.

Se la relazione è sana sarà naturale nella coppia, venirsi incontro e comprendere le reciproche necessità anche quando queste non incontrano il pieno accordo di entrambe le parti.

Altra cosa è tollerare e sopportare comportamenti irrispettosi, offensivi, abusanti e persino violenti in nome di quel fantomatico amore.

In nome dell’amore purtroppo si compiono errori pericolosi, soprattutto quando alla luce dei fatti, ci si rende conto che non si trattava di amore ma di una sua versione corrotta e deteriore in cui i sentimenti di lealtà, rispetto, cura e fiducia reciproca sono stati sostituiti da sfiducia, gelosia, possessività e sopraffazione.

Riconoscere di essere in una relazione tossica

C’è un detto che dice “Il primo passo per risolvere un problema è riconoscere di avere un problema”. Da questa regola non sono esenti le relazioni tossiche, per cui ammettere che la relazione che si sta vivendo, sebbene sia con la persona che tanto si era desiderata, è una relazione disfunzionale che fa soffrire e mortifica. Se non ci si rende chiaramente conto di queste realtà, qualsiasi altro passaggio rischia di essere vano se non controproducente.

Occorre inoltre affrontare e portare alla luce le possibili motivazioni psicologiche che hanno portato a vivere una relazione diventata tossica o pericolosa, ad esempio la tendenza a dipendere dall’altro, una scarsa autostima, la ricerca continua di approvazione, il senso di inadeguatezza, il bisogno di riempire un vuoto emotivo profondo e/o la tendenza ad annullarsi nella relazione

La fase della contemplazione

Il successivo passo consiste nell’osservare attentamente la situazione e non solamente pensare a come risolverla.

Nelle relazioni tossiche, pensare ad una soluzione diventa estremamente difficile per la presenza di fattori psicologici diversi da quelli presenti nelle relazioni sane, come la dipendenza dal partner o altre dipendenze e mille altre difficoltà che, se affrontate solo con il pensare razionale logico, portano sempre alla stessa conclusione: la sensazione di trovarsi in un labirinto da cui sembra impossibile uscirne.

La contemplazione invece è un’attitudine diversa, più calma e profonda, che prevede di portare l’attenzione verso l’interno alle proprie sensazioni corporee, al proprio stato emotivo, all’osservazione delle situazioni che provocano sempre le stesse reazioni automatiche nella coppia. La contemplazione va oltre il semplice pensare e ricorre alla conoscenza e alla saggezza del corpo, dell’esperienza, al senso di connessione con l’universo, per poterci muovere nella direzione migliore e aiutarci a comprendere con chiarezza crescente i propri valori, a distinguere ciò di cui si ha davvero bisogno da ciò che è tossico, dannoso e ci allontana dai nostri valori e dalla nostra integrità.

La contemplazione inoltre aiuta a ridurre l’ambiguità e la confusione tipica delle relazioni disfunzionali, aiutandoci a trovare la strada giusta con coraggio, impegno.

Preparazione e organizzazione

Il terzo passo è la fase in cui si sviluppa una sorta di piano d’azione per chiudere la relazione. Quando ci si trova in una relazione tossica le energie sono talmente basse e compromesse da trovare difficile persino organizzare il fine settimana.

Nonostante questo, è molto importante pensare ai passaggi necessari che si dovranno affrontare per chiudere la relazione.

Un’attenzione particolare va posta in quelle relazioni in cui è presente violenza fisica: in questo caso, prevedere le mosse del partner e le sue reazioni è fondamentale per agire in sicurezza.

Prepararsi dunque significa considerare tutte le possibili difficoltà da affrontare e i modi per farvi fronte: iniziare a contattare i professionisti che potranno essere di aiuto come avvocati, consulenti finanziari, professionisti che possono capire e conoscere il narcisismo, ed eventualmente avvisare le forze dell’ordine se si teme una reazione violenta dal partner.

Occorre trovare una collocazione per sé ed eventuali figli o animali da compagnia che fanno parte della famiglia: spesso gli uomini violenti attaccano gli animali di casa ed è bene dunque pensare a mettere in salvo anche loro.

Bisogna riflettere sulle proprie priorità per avere chiare le cose che si devono mantenere da quelle alle quali si può rinunciare: il lavoro, la macchina o la casa, finire gli studi, proteggere i figli gli animali, avere cura della salute se si stanno assumendo terapie farmacologiche importanti, eccetera.

Successivamente, bisogna immaginare tutti gli scenari possibili, compreso il peggiore che potrebbe verificarsi alla vostra decisione di chiudere la relazione definitivamente: violenza fisica, controllo e sottrazione del denaro, distruzione di beni comuni, minacce e stalking, coinvolgimento di terze persone, scenate in pubblico, tentativi di suicidio o minaccia di farsi del male o farne ad altri, eccetera.

Immaginare questi scenari vi deve servire per trovare subito dopo una modalità per farvi fronte, in modo tale che, se si dovessero verificare o se dovreste scorgerne le avvisaglie, abbiate già pronta una soluzione per affrontarli

Passare all’azione!

La quarta fase è quella dell’azione. Si tratta di mettere in pratica ciò che si è preparato e chiudere la relazione.

È molto importante sapere a che punto si desideri davvero chiudere il rapporto, avendo considerato i pro e i contro e tutte le resistenze psicologiche presenti:

-        Sono davvero pronta?

-        Se il mio ex torna piangendo e disperandosi, facendo promesse di cambiare e affermando il suo amore per me, riuscirò restare ferma nella mia decisione?

In caso di relazione basata su cicli di rottura e riappacificazione, chiedersi se si è fatto il possibile per prevenire le ricadute e far sì che stavolta la decisione di chiudere sia definitiva:

-        Ho previsto come fare per evitare la tentazione di tornare sui miei passi?

-        Ho previsto tutto il necessario per la sicurezza mia, di eventuali figli, altri familiari e animali di casa?

-        Sono in grado di restare in contatto con le persone importanti anche se mi rompe il cellulare? O mi fa sparire il mio computer?

-        Ho previsto i comportamenti più pericolosi che il partner può fare?

A volte è possibile comunicare la decisione al partner, a volte invece è necessario semplicemente andarsene quando è assente, per evitare violenza o scenate pericolose.

Nelle relazioni sentimentali sane è preferibile e rispettoso comunicare faccia a faccia la decisione di chiudere la relazione, ma nelle relazioni tossiche, per evitare aggressioni o comportamenti pericolosi, è meglio scegliere altre vie: telefono, e-mail, o faccia a faccia in un luogo sicuro in mezzo ad altra gente.

Come comunicare al partner le proprie intenzioni?

L’utilizzo della comunicazione non violenta è sicuramente un ottimo approccio.

Vediamo ora in cosa consiste:

-        Messaggio semplice e chiaro: Spiegate in poche parole la motivazione della vostra decisione. Ad esempio: sono infelice da molto tempo in questa relazione ho capito che non voglio continuare così. Ho deciso di separarmi (o andarmene, chiudere il rapporto, non vederci più, a seconda dei casi).

-        Non giustificarsi né dare troppe spiegazioni: non state facendo terapia di coppia ma solo comunicando la vostra decisione. Ogni cosa che direte in questa fase verrà probabilmente manipolata per farvi cambiare idea, travisata usata contro di voi, perciò meglio parlare il meno possibile e limitarsi a ripetere il concetto fondamentale del messaggio

-        Evitare di colpevolizzare il partner anche se l’altro si è comportato male, vi ha preso in giro, tradito maltrattate. Partite dal vostro centro. Preferibilmente dite: “sono infelice” invece di “mi rendi infelice”, oppure “mi sento poco rispettata o non considerata” invece di dire “tu non mi rispetti”. In questo modo vi sentirete maggiormente forti e non aprirete la porta a manipolazioni o negazioni della realtà. Vi potrà rispondere che non è vero, che vi ama, che vi rispetta, che non vi ha tradito, eccetera.

-        Resistete alla tentazione di iniziare una discussione sul perché della vostra decisione sulle sue colpe. Vi porterebbe solamente a perdere energie e mettere in discussione la vostra decisione, magari per l’ennesima volta!

In questa fase dovrete essere pronte ad improvvisare in quanto vi è sempre la possibilità che ci sia qualcosa che non avete potuto prevedere nelle possibili reazioni del partner o delle complicazioni impreviste. Siate pronte a prevedere l’imprevedibilità.

Tagliare i ponti, o quasi

La sesta fase è quella del “No contact” o del “Low contact”.

Il no contact è il miglior modo per chiudere definitivamente una relazione tossica.

È un suggerimento difficile da raccogliere e mettere in pratica per una serie di ragioni sentimentali e a volte morali ma rappresenta in molti casi la scelta definitiva.

Mentre il no contact consiste nell’interrompere drasticamente ogni tipo di contatto, il low contact si riferisce al mantenere un contatto minimo ed è preferibile nei casi in cui sia necessario mantenere un rapporto come la presenza di figli, un lavoro o beni in comune o altro che richiede una gestione condivisa.

La rinascita

Finalmente, eccoci giunti alla fase cruciale: la rinascita.

È il momento in cui intraprenderete la vostra nuova vita. Ora immaginate il vostro percorso di trasformazione, da quella persona fragile e dipendente dalla figura abusante che siete oggi, a quella persona forte e indipendente che diventerete.

Durante questa fase, dovete dedicarvi a voi stessi in modo totale. Dovrete affrontare e comprendere le radici profonde che vi hanno portato a rimanere intrappolati in una relazione distruttiva. Se affrontate problemi di depressione, attacchi di panico, o altre questioni psicologiche rilevanti, è fondamentale cercare l'aiuto di un professionista per trattarli e superarli.

Iniziate a dedicarvi alla famiglia e agli amici, riavvicinandovi alle persone che amate. Riprendete le attività che vi appassionano, curate il vostro benessere fisico, mentale e spirituale. La rinascita è un momento di rigenerazione completa, quindi non abbiate paura di mettere voi stessi al primo posto.

E così, siamo arrivati al traguardo di questo percorso.

Ricordate che il sostegno sono fondamentali durante questo percorso.

Vi invito a seguire il mio canale YouTube in cui tratto questi e altri argomenti inerenti il narcisismo e le relazioni tossiche e a partecipare alle dirette del mercoledì, dove potrai interagire direttamente con me durante la diretta.

Paola Fendoni – Direttrice del Dipartimento di Analisi e Prevenzione delle Dinamiche Narcisistiche nelle Relazioni dell'Università Popolare Meier di Milano

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Dal love bombing alla svalutazione: i comportamenti ricorrenti in una relazione tossica. Interviene Paola Fendoni

Quando parlo con le persone che hanno o stanno vivendo una relazione tossica e gli elenco i comportamenti tipici dei narcisisti, queste rimangono a bocca aperta e il commento che solitamente ricevo è: “come fa a conoscere la mia storia se è la prima volta che ci vediamo? Ha descritto per filo e per segno quello che è capitato a me!”

A parte le specifiche peculiarità di ogni relazione, lo schema di manipolazione e di creazione della dipendenza affettiva da parte della persona narcisista, che essa sia una donna o un uomo, segue sempre la stessa sequenza di eventi, di comportamenti e di eventi.

Il love-bombing è la prima fase, quella in cui ti dimostra che lui (o lei) è la persona ideale per te, quella sempre presente. Se stai male, lui c’è. Se un tuo parente ha un problema, lui c’è. Qualsiasi cosa tu voglia, lui la realizza.

In questa fase vengono gettati i pilastri della dipendenza affettiva che si farà molta fatica ad abbandonare, anche per il carico di endorfina, dopamina e serotonina che il nostro organismo produce e che ci fanno sentire amati e felici.

Non c’è una durata prefissata per il love-bombing. Può durare una settimana (una settimana intensa di passioni e amore) oppure mesi.

Come in tutte le relazioni, se nelle fasi iniziali la passione la fanno da padrone, in una relazione tossica, nonostante ci siano state già delle avvisaglie coperte però dalle attenzioni che si ricevono, di punto in bianco il comportamento cambia.

Inizia ad allontanarsi. Se prima ti inondava di messaggi, ora non ti risponde più. Se prima voleva sentire la tua voce al telefono, ora il telefono è costantemente irraggiungibile, se avevate progettato un fine settimana di relax vi dirà che ve lo siete sognato e che non ne avete mai parlato.

Anzi, vi dirà di non chiamarlo più perché voi siete una persona cattiva e malvagia che lo state stalkerizzando!

In questa fase, chiamata della svalutazione, viene messa in dubbio la tua salute mentale. Ti renderà responsabile dei suoi comportamenti. E tu ci crederai.

Da questo punto iniziano anche le minacce e i ricatti.

Se ti deve dei soldi, non li rivedrai più.

Ti isolerà da tutti, tranne da quelli che individuerà lui come affidabili.

Provocherà litigi per delle banalità o per cose di cui ti accuserà di fare, di cui tu sei totalmente all’oscuro.

Nonostante queste violenze, la tua dipendenza affettiva ti terrà legata a lui e verrà rafforzata, fino ad arrivare al giorno dello scarto, ossia quando non gli servi più, quando ha spento tutte le tue energie e a quel punto ha bisogno di cercare altro che possa nutrire il suo narcisismo, ed è molto probabile che quell’altro l’abbia già trovato da tempo.

Non che dopo lo scarto finisca, perché minacce e ricatti saranno all’ordine del giorno.

In questa fase la vittima, nonostante il male ed i torti subiti, continuerà a cercarlo e a sperare nel suo ritorno.

Sembra una cosa da folli, eppure è così che funzionano le relazioni tossiche ed è per queste dinamiche che è molto difficile riuscire ad uscirne da soli.

E’ molto importante prevenire e saper riconoscere che ci si sta immergendo in questa spirale che ci porterà a perdere la nostra autostima e rispetto di se.

In conclusione, quali sono i comportamenti ricorrenti nelle relazioni tossiche.

Possiamo individuarne 6:

Controllo e gelosia eccessivi: Uno dei segni più comuni di una relazione tossica è il controllo eccessivo di un partner sull'altro. Questo può manifestarsi attraverso la gelosia estrema, il monitoraggio costante delle attività dell'altro, il divieto di socializzare con amici o familiari, la limitazione dell'indipendenza personale, ecc.

Manipolazione emotiva: Le persone coinvolte in relazioni tossiche spesso fanno uso della manipolazione emotiva per controllare l'altro partner. Questa manipolazione può assumere diverse forme, come minacce di abbandono, l'uso della colpa per ottenere ciò che si desidera, il distorcere la realtà per far sentire l'altro partner in colpa, ecc.

Cicli di abuso: Le relazioni tossiche spesso presentano cicli di abuso, che possono essere sia fisici che emotivi. Questi cicli includono una fase di tensione crescente, seguita da un episodio di abuso, seguita poi da una fase di "luna di miele" in cui l'aggressore si scusa e promette di cambiare. Tuttavia, il ciclo si ripete nel tempo.

Isolamento sociale: Un partner tossico può cercare di isolare l'altro dalla famiglia, dagli amici e dagli altri supporti sociali. Questo può rendere più difficile per la vittima trovare sostegno esterno e allontanarsi dalla relazione tossica.

Mancanza di rispetto e supporto reciproco: Una relazione sana si basa sul rispetto reciproco e sul sostegno emotivo. Nelle relazioni tossiche, invece, spesso manca il rispetto reciproco. I partner possono insultarsi, umiliarsi o denigrarsi a vicenda. Il sostegno emotivo è limitato o addirittura assente.

Violazione dei confini personali: In una relazione tossica, uno o entrambi i partner possono violare i confini personali dell'altro. Questo può includere invasioni della privacy, forzare o costringere a fare cose contro la propria volontà, violenza fisica o sessuale, ecc

Se riconosci questi comportamenti nella tua relazione o di qualche tuo cara è importante cercare subito aiuto e prendere le distanze dal soggetto che le sta attuando.

Prima che sia troppo tardi.

Paola Fendoni – Direttrice del Dipartimento di Analisi e Prevenzione delle Dinamiche Narcisistiche nelle Relazioni dell'Università Popolare Meier di Milano

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Femminicidio di Giulia Tramontano - Un mio commento alle parole del giudice Roia

Egregio Dott.Roia,

Ho letto con profonda preoccupazione le sue dichiarazioni riguardo alla violenza di genere a fronte del 41° femminicidio commesso in Italia nel 2023 e vorrei esprimere alcune riflessioni dirette e sincere. È evidente che Lei sia un esperto nel campo giuridico, ma temo che le manchi una comprensione approfondita delle dinamiche complesse che caratterizzano questi tragici eventi e dei disturbi psicologici che affliggono chi li compie.

Mi permetta una premessa. La violenza sulle donne ed il femminicidio rappresenta una problematica che richiede un'attenzione specifica e mirata. Sebbene sia importante considerare anche altre forme di violenza di genere, è fondamentale mantenere il focus sulla violenza diretta verso le donne. Questo ci permette di affrontare le cause profonde di questi delitti che contribuiscono a perpetuare tali comportamenti violenti.

Quindi mi scusi se parlerò di violenza sulle donne e non di violenza di genere.

Affermare che la responsabilità della violenza sulle donne ricade interamente sulla società è, a mio avviso, un'analisi che rimane in superficie. Sono convinta che la responsabilità sia SEMPRE personale, e non può essere ignorata o scaricata su qualcun altro e men che meno sulla società. Le vittime di questi abusi sono spesso costrette a rinunciare alla denuncia dei loro aguzzini perché non vengono credute, perché la violenza psicologica che subiscono non viene riconosciuta e perché temono seriamente per la propria vita. Aggiungiamo a ciò il fatto che, durante il processo, sono costrette a sopportare ulteriori violenze psicologiche nelle aule di tribunale e nelle varie fasi legali.

Le sue parole sulla necessità di aumentare il numero di magistrati che si occupano di violenza sulle donne e di adottare misure cautelari per proteggere le vittime sono apprezzabili, ma non basta. È imperativo che questi magistrati siano adeguatamente preparati per riconoscere i segnali e la pericolosità di questi individui. Purtroppo, troppe volte le tutele per le vittime sono insufficienti, e le conseguenze possono essere devastanti.

Non possiamo accontentarci di misure che rimangono in superficie. Dobbiamo affrontare la violenza sulle donne in modo più incisivo e concreto. È fondamentale investire nella formazione di tutti i professionisti coinvolti nel sistema giudiziario affinché abbiano le competenze necessarie per affrontare queste problematiche complesse in modo adeguato. Solo così potremo garantire una vera protezione per le vittime e lavorare insieme verso una società più equa e giusta.

Le chiedo quindi di riflettere attentamente sulle sue parole e sulle implicazioni che possono avere per le donne vittime di violenza. È necessario un impegno sincero e un cambio di prospettiva per far sì che le istituzioni - compreso il sistema giudiziario - siano realmente in grado di supportare e tutelare le vittime. Non possiamo permettere che la nostra società perpetui l'idea che la donna sia una proprietà da cui ci si può disfare impunemente.

La sfida che ci attende è grande, ma possiamo superarla insieme. Chiedo a Lei, in qualità di esperto e giudice, di adottare una prospettiva più empatica della psicologia delle vittime e di lavorare attivamente per promuovere un cambiamento reale e tangibile nella lotta contro la violenza sulle donne.

Cordiali saluti,

Paola Fendoni


A questo link l'intervista a cui faccio riferimento: https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/06/02/femminicidio-tramontano-il-giudice-manca-una-vera-condanna-sociale-dei-violenti-anche-i-giovani-hanno-lidea-del-predominio-maschile/7181284/

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